COLESTEROLO: DAVVERO DA DEMONIZZARE?

COLESTEROLO: DAVVERO DA DEMONIZZARE?

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Statine e integrazione di vitamina D

Statine per Abbassare il Colesterolo

Oggi si fa spesso una guerra spietata al colesterolo, con diete ipo lipidiche e ipocaloriche, che attraverso la pubblicità fanno guerra al colesterolo, ma davvero è giustificato questo tutto questo terrore nei confronti di questa molecola? in realtà il colesterolo è una molecola essenziale per la vita: andiamo a vedere le sue straordinarie funzioni.

LE FUNZIONI DEL COLESTEROLO

  • produzione di ormoni steroidei e sessuali. Il colesterolo serve da precursore per formare questi importantissimi ormoni. Va da se che nel caso in cui si prendano le statine i livelli di questi ormoni andrebbero controllati.
  • Bile. La bile, succo digestivo prodotto dal fegato, serve per digerire i grassi. E’ composto per l’80% da acidi biliare, per circa il 15% da lecitina e fosfolipidi che mantengono in soluzione il 4% del colesterolo e acqua.
  • Mantenimento delle membrane cellulari. E’ il cementante di tutte le nostre membrane cellulari e mantiene la struttura ben salda ma allo stesso tempo flessibile.
  • Guaine mieliniche. Esso rientra nella composizione delle guaine mieliniche che rappresentano il rivestimento delle nostre cellule nervose importante per la trasmissione dell’impulso nervoso.
  • sintesi di vitamina D. I raggi solari quando colpiscono la nostra pelle, attivano il colesterolo che sta scorrendo lungo i nostri capillari in pro vitamina D che poi si attiverà attraverso fegato e rene.

Nella terapia cronica con le statine che hanno lo scopo di bloccare l’enzima del fegato che produce colesterolo, queste funzioni sono compromesse e nel caso della vitamina D anche se ci si espone al sole la produzione di vitamina D non avverrà se non in modo insufficiente. Per questo fatto sarà molto importante per chi assume statine assumere anche la vitamina D. Inoltre è importantissimo ricordare che le statine bloccano la produzione del colesterolo epatico bloccando l’enzima che lo produce HMG-CoA reduttasi. Questo enzima normalmente da una molecola di Aceti coA porterebbe alla produzione di colesterolo e di Coenzima Q10. Quest’ultimo ha un’azione importante a livello dei mitocondri: è responsabile del trasporto attivo degli elettroni per la produzione di energia detta ATP a livello muscolare. Proprio per questo molti attribuiscono i dolori muscolari all’utilizza di statine. In realtà a dare problemi muscolari è la carenza di vitamina D che in presenza di statine non viene prodotta se non in modo insufficiente in quanto per produrla occorrerebbe la presenza di colesterolo che viene prodotto per la maggior parte a livello epatico (80%). In effetti a livello muscolare la vitamina D stimola la sintesi delle proteine e la contrazione del muscolo. Assolutamente importante in questi pazienti anche se non hanno dolori muscolari integrare la vitamina D e arrivare a livello ematico almeno di 50 microgammi considerando che 30 servono solo al mantenimento osseo. In questo scenario la vitamina D aiuta anche a regolare la pressione arteriosa agendo sui sistemi di regolazione a livello renale e questo non guasta nel senso che spesso chi fa uso di farmaci per il colesterolo di solito ha anche il problema dell’ipertensione arteriosa.

Quindi il colesterolo non è assolutamente da disprezzare in quanto ha molte funzioni importanti. Inoltre il colesterolo alimentare cioè quello che assumiamo con l’alimentazione contribuisce per il 20% mentre il restante viene prodotto a livello epatico. Ma cos’è che lo fa produrre in eccesso? Quali sono i segnali che fanno azionare l’enzima HMG-CoA reduttasi per la produzione del colesterolo?

  • la presenza di zuccheri, in quanto stimolano la produzione dell’ormone insulina. L’ormone insulina e la presenza di zuccheri insieme, rappresentano uno stimolo all’attivazione dell’enzima che porterà alla produzione del colesterolo. Quindi più che i grassi in sé a stimolare l’enzima per la produzione di colesterolo sono i carboidrati e gli zuccheri semplici insieme a troppo fruttosio
  • l’eccesso di calorie, in quanto rappresenta un segnale per l’enzima a produrre colesterolo e stoccarlo anche come energia. Ad aggravare questo effetto è che l’eccesso calorico spesso è rappresentato da troppi zuccheri e carboidrati.

E’ un concetto che va in controtendenza in una società in cui mass media ed operatori sanitari compresi molti medici fanno guerra ai grassi in particolar modo al colesterolo senza tener conto dell’influenza dei carboidrati, degli zuccheri semplici e del fruttosio

Dr.ssa Sonia Trebaldi

GASTRO PROTETTORI

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Li chiamano protettori dello stomaco, ma dietro c’è un modo da scoprire e da tenere in considerazione. Vanno prescritti al reale bisogno perché usati per lunghissimi periodi di tempo come spesso accade in quanto raramente de prescritti, portano a delle conseguenze non di poco rilievo. Vediamo innanzitutto cosa ci dice l’AIFA, l’agenzia del farmaco

Nota 1:

Come indicato dall’AIFA gli inibitori di pompa protonica vanno prescritti:

in presenza di terapia cronica con FANS

in presenza di terapia anticoagulante ASA a basse dosi

solo se presenti condizioni di rischio:

  • storie pregresse di emorragie digestive o ulcera peptica non guarita con terapia eradicante
  • concomitante terapia con anticoagulanti e cortisonici
  • età avanzata

La gastro protezione da PPI con FANS o ASA a basse dosi secondo l’AIFA va prescritta solo se esistono le condizioni sopra elencate. se non vi sono queste condizioni con i bassi dosaggi della cardioaspirina (100 mg) non vanno prescritti. Per intenderci l’aspirina, quella classica che usiamo per l’influenza contiene 300 mg di ASA (acido acetil salicilico) e se dobbiamo fare un trattamento prolungato con questo dosaggio occorre farsi consigliare dal proprio medico per valutare la protezione dello stomaco

Nota 48:

Utilizzo di PPI per 4-6 settimane in caso di:

  • ulcera peptica sia in presenza che in assenza di Helicobacter Pylori
  • Malattia da reflusso gastro esofageo con o senza Helicobacter Pylori
  • malattia da reflusso gastroesofageo con o senza esofagite

PPI per 12 mesi poi da rivalutare in caso di:

  • ulcera peptica ed MRGE recidivanti con o senza H. Pylori
  • malattia da reflusso gastroesofageo recidivante con o senza esofagite
  • sindrome di Zollinger-Ellison

QUANDO NON VA USATO?

  • Il termine “gastroprotettori” induce la persona a credere che sia un farmaco pressochè innocuo, tant’è che spesso sono usati nella dispepsia, cioè quando si hanno dei fenomeni di mal digestione. Questo utilizzo non è corretto
  • se una persona assume la cardioaspirna che contiene 100 mg di acido acetil salicilico (ASA) perché ha una manifestazione aterosclerotica e non ha le condizioni sopra elencate dall’AIFA che ne giustifichino l’utilizzo, il PPI non andrebbe prescritto. Rimane comunque la discrezionalità del medico o del cardiologo, ovviamente.

QUALI SONO I RISCHI NEL SEGUIRE UNA TERAPIA A LUNGO TERMINE CON PPI “gastroprotettori”

  • Trovando un ambiente con una alterazione del ph (acidità) c’è il rischio che i batteri dal colon proliferino salendo al tenue provocando gonfiori e fermentazioni intestinali. Inoltre vi è aumentato rischio per traslocazione batterica di infezioni intestinali da Salmonella e Campylobacter importante causa di morbilità e di mortalità.
  • rischio aumentato di fratture per diminuzione della disponibilita di calcio e per aumento dell’ormone paratiroideo, ormone che rilascia dalle ossa calcio allo scopo di alzare al calcemia
  • aumentata incidenza di Alzheimer per l’aumento di produzione di proteina beta amiloide

QUALI SONO LE CARENZE NUTRIZIONALI CHE SI POSSONO AVERE IN CASO DI TERAPIA PROLUNGATA CON GLI INIBITORI DI POMPA PROTONICA “gastroprotettori”?

Il nutrizionista di fronte a una persona che fa terapia con inibitori di pompa protonica soprattutto se in atto da qualche anno, deve accertarsi che non ci siano queste carenze nutrizionali:

  • viamina B12

La carenza di vitamina B12 è molto frequente in questi pazienti. L’acidità e quindi la produzione di acido cloridrico, libera la vitamina B12 dalle proteine degli alimenti ingeriti. Una volta liberata la vitamina B12 viene legata al fattore intrinseco di Castle (che viene prodotto dalle cellule parietali della mucosa del fondo e del corpo dello stomaco) e trasportata lungo l’intestino tenue fino all’ileo dove viene assorbita. l’utilizzo di inibitori di pompa protonica PPI bloccando la produzione di acido cloridrico a livello dello stomaco, blocca tutto questo meccanismo impedendo inoltre l’assorbimento della vitamina B12. La carenza di questa vitamina porta ad anemia megaloblastica. Esistono integratori che hanno vitamina B12 e fattore intrinseco per chi ha subito chirurgia bariatrica o per chi deve fare trattamento con gli inibitori di pompa protonica

  • ACIDO FOLICO

L’assorbimento di acido folico viene compromesso dal fatto che cambia il ph lungo l’intestino. In questi soggetti andrebbe integrato 400 mcg al giorno di folato. Per l’integrazione scelta la forma di acido folico più bio disponibile in quanto spesso negli integratori è presente una forma che per chi ha una mutazione genica non verrà utilizzato. Tale mutazione genetica è molto frequente nella popolazione

  • FERRO

Per lo stesso motivo dell’acido folico anche l’assorbimento del ferro è inibito. Questo può comportare l’instaurarsi di anemie e ciò puo essere un problema soprattutto nelle donne in età fertile per il discorso delle predite legate anche al ciclo. La situazione peggiora ancor di più se la donna in questione ha anche infezione da H. Pylori che come sappiamo è avido di ferro

  • MAGNESIO

L’inibitore di pompa protonica può interferire con il trasporto attivo del magnesio e quindi con il suo assorbimento comportando possibili gravi conseguenze per ipomagnesemia. In effetti l’FDA raccomanda ai cardiopatici ad alto rischio che hanno bisogno di un trattamento prolungato con PPI di controllare in modo periodico la magensemia, questo perché la carenza potrebbe comportare la comparsa delle aritmie soprattutto se il farmaco si assume da oltre 5 anni.

CONCLUSIONI

E’ importante prescrivere questi farmaci preziosi se usati correttamente, al dosaggio più basso e per il periodo di tempo più breve possibile. Occorre rivalutare la terapia e de prescrivere se non ce n’è più bisogno
Fortemente raccomandata anche la rivalutazione periodica dei pazienti che li assumono cronicamente, per cogliere eventuali stati carenziali o effetti indesiderati da trattamento prolungato con PPI.

http://www.quotidianosanita.it/scienza-e-farmaci/articolo.php?articolo_id=33651

VITAMINA D E IMMUNITA’

sonia No Comments

PROTEZIONE IMMUNITARIA A TUTTI I LIVELLI

Come già ho accennato nel video pubblicato sul sistema immunitario vi riporto un interessantissimo articolo del 2019 sulla vitamina D che suggerisce come possa svolgere un un importante ruolo nella prevenzione della polmonite interstiziale. Tale articolo è anche al momento spedito dall’ordine dei biologi a noi biologi.

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Lo sciroppo di glucosio–fruttosio negli snack e nelle bevande

sonia No Comments

Lo sciroppo di glucosio-fruttosio

facciamo attenzione agli snack e alle bevande soprattutto per i più piccini

Lo sciroppo di glucosio-fruttosio consiste in zuccheri diffusissimi nell’industria dolciaria non hanno nulla di naturale a dispetto del loro nome (glucosio o fruttosio) e derivano dalla modificazione industriale di zuccheri complessi di riso o di mais https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/27768909.  Se vediamo la dicitura sciroppo di glucosio in realtà stiamo parlando di un mix di zuccheri glucosio e fruttosio in proporzioni variabili. Tanto più è elevata la presenza di fruttosio e tanto più è elevata la solubilità in acqua ed il potere edulcorante cioè di dolcezza. Il fruttosio sviluppa il massimo potere edulcorante in presenza di forte acidità e a basse temperature, infatti nelle bibite gassate come ad esempio la coca cola sono presenti acidi inorganici proprio per aumentarne l’acidità. Quindi, di fatto questo sciroppo è molto utilizzato oltre che negli snack, anche nelle bevande analcoliche e nelle bevande gassate che spesso diamo proprio ai bambini.

Inoltre ci sono studi che avrebbero delle basi per indicare che l’eccesso di zucchero sarebbe implicato nel deficit cognitivo e nell’iperattività dei bambini.

Gli zuccheri in questione vengono assorbiti molto rapidamente passando nel circolo ematico e nel fegato vengono trasformati in trigliceridi (grasso). E’ bene limitarne il consumo di sciroppo di glucosio-fruttosio soprattutto per i più piccini perché ci sono evidenze scientifiche che ci dicono che questi zuccheri oltre all’aumento della massa grassa, modificano il metabolismo tanto da aumentare il rischio di patologie come steatosi epatiche (fegato grasso), diabete, cardiopatie e tumori.

Vogliamo davvero tutto questo?

Abbiate a cuore la salute dei vostri figli. La salute inizia con l’alimentazione e inizia da piccoli, di questo noi adulti ne abbiamo la responsabilità.

Dottoressa Sonia Trebaldi

Biologa Nutrizionista Dietista Master di II livello in nutrizione nutraceutica e dietetica applicata

Hi-Dao Inflammation

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L’analisi rileva i livelli di istamina e diamminossidasi (DAO) ed il rapporto fra i due. L’istamina è coinvolta in diverse funzioni fisiologiche, tra le quali figurano la risposta immunitaria, la trasmissione dei segnali nervosi e la regolazione delle funzioni gastrointestinali, mentre la DAO ha la funzione di inibire l’azione dell’istamina: lo squilibrio tra i due è causa di numerosi disturbi.

Che cosa analizza?
Il test analizza:
– il livello di istamina sierica
– il livello di DAO (diamminossidasi) esprimendo anche l’eventuale squilibrio con l’istamina.

A chi serve?
È utile a tutti i soggetti che manifestano i sintomi più diversi, tra i quali congestione nasale, mal di testa, sensazione di irrigidimento della gola, orticaria, prurito alla pelle, orecchie, naso e occhi, problemi digestivi, specialmente bruciore di stomaco, bassa pressione sanguigna, palpitazioni, ansia e attacchi di panico, broncocostrizione, affaticamento o irritabilità.

Come si effettua il test:
Con un semplice autoprelievo di poche gocce di sangue, ottenute dal polpastrello grazie all’utilizzo di un pungidito.

Se ti ritrovi in quanto letto e vuoi approfondire per scoprire se questa è la problematica alla base dei tuoi disturbi, ti lascio un codice da applicare per l’acquisto del kit che ti farà ottenere uno sconto di 40 euro

Ti sarà inviato il referto a casa e se vorrai potrai prenotare con me una consulenza nutrizionale per discuterne in caso di positività per costruire con me un piano nutrizionale e di integrazione specifico.

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Test per Disbiosi Intestinale

sonia No Comments

L’analisi verifica sia il grado di permeabilità nello strato epiteliale dell’intestino che lo squilibrio della flora batterica intestinale (disbiosi).
Alimentazione scorretta, stress, abuso di farmaci, trattamenti antibiotici possono alterare questo equilibrio, quindi il grado di permeabilità fra cellula e cellula, consentendo a sostanze contenute nel cibo, frammenti di proteine e batteri di permeare.
Allo stesso modo può essere minato l’equilibrio fra i componenti della flora microbica intestinale. Il microbiota intestinale ospita una popolazione estremamente varia, composta da diversi miliardi di microrganismi, soprattutto batteri, ma anche funghi, lieviti e virus che, in condizioni di equilibrio, non esercitano alcun effetto patogeno. La flora intestinale fisiologica, infatti, convive in simbiosi con l’organismo che la ospita, instaurando benefici reciproci. Importanti ripercussioni si possono verificare nel momento in cui questo equilibrio viene meno.
Il referto permette anche di sapere se l’eventuale disbiosi è collocata nel tenue o nel crasso, per un consiglio alimentare e di integrazione probiotica mirata e di maggiore successo.

Che cosa analizza?
Il test analizza contemporaneamente:
– il livello di zonulina sierica, una sostanza il cui valore aumenta in proporzione con la permeabilità dell’intestino
– i livelli di indacano e scatolo urinari normalizzati sul tenore di creatinina.

A chi serve?
E’ utile a tutti i soggetti che manifestano i primi sintomi diretti di permeabilità e disbiosi, ad esempio, gonfiore addominale, alterazioni dell’alvo, flatulenze, eruttazioni, reflusso, pesantezza, ma anche debolezza, variazioni di peso, dolori muscolari e articolari, piccole ulcerazioni del cavo orale, dermatiti, acne, cefalea, difficoltà di concentrazione o disturbi del sonno, ansia o sbalzi d’umore.
Il test è altresì consigliato a tutti coloro che vogliono ottimizzare le proprie difese immunitarie.

Come si effettua il test:
Con un semplice auto prelievo di poche gocce di sangue, ottenute dal polpastrello grazie all’utilizzo di un pungi dito, ed una provetta di urine. Non sono necessari digiuno né la raccolta delle urine al primo mattino.

Se leggendo credi che questo test possa esserti di aiuto per capire più in fondo e per poter applicare delle strategie nutrizionali e di integrazione ti lascio in codice sconto che inserito consentirà di avere uno sconto di 40 euro!

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Appena avrai il referto puoi contattarmi per una consulenza online per un piano nutrizionale e di integrazione per risanare intestino e flora batterica intestinale.

TEST

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NOVITA’: ADIPOMETRIA/STRATIGRAFIA

sonia No Comments

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COS’E’ E A CHE COSA SERVE

L’adipometro è uno strumento totalmente non invasivo e indolore, E’ un ecografo che attraverso gli ultrasuoni consente la valutazione della composizione corporea in termini di massa magra, massa grassa e stato di idratazione per derivazione. E’ possibile fare una analisi qualitativa e quantitativa del muscolo e del grasso. Questo esame permette di vedere la tonicità del muscolo, se è ben allenato, ben nutrito e idratato. Inoltre si può vedere la definizione del muscolo e il suo volume. Utile nei controlli dopo aver seguito un piano nutrizionale nell’ambito di un miglioramento dello stile di vita con l’aggiunta di un po’ di attività fisica e vedere come il muscolo diventa più tonico e nutrito e come aumenta di volume. In questo caso l’adipometro mostrerà la riduzione dell’infarcimento del grasso nel muscolo e la riduzione del tessuto adiposo superficiale e profondo. Un muscolo di un giusto volume, ben nutrito è importante per avere un buon metabolismo poiché quest’ultimo dipende da un buono stato muscolare. L’adipometro è molto utile anche in caso di patologie ormonali perché queste causano degli squilibri nei rapporti tra muscolo e grasso

Di seguito riporto l’esame con l’adipometro della coscia di una donna prima e dopo l’assegnazione del piano nutrizionale a distanza di due mesi.

DIABETE, DAVVERO UN FULMINE A CIEL SERENO?

sonia No Comments

I soggetti affetti da diabete nel mondo sono circa 370 milioni. In Italia più di 2 milioni di persone ne sono affette. La cosa grave è che di questi 2 milioni di individui circa 1 milione di essi hanno una età media tra 40-59 anni.

CHE TIPO DI DIABETE SOFFRE LA MAGGIOR PARTE DELLE PERSONE?

Il 90% delle persone affette da diabete, ha diabete tipo 2. Quella del diabete è una pandemia silente e inascoltata soprattutto agli esordi. Questo è grave se pensiamo che un giovane di circa 30 con i campanellini di allarme inascoltati svilupperà diabete intorno ai 40 anni. Infatti, il diabete tipo 2 non dall’oggi al domani ma si passa attraverso una fase che può durare anche 10 anni in cui si assiste ad una alterazione del metabolismo e quindi a vari segnali di anticipazione del diabete come.

QUANTO TEMPO DAL PREDIABETE A DIABETE?


Il diabete tipo 2 non arriva dall’oggi al domani ma si passa attraverso una fase che può durare anche 10 anni in cui si assiste ad una alterazione del metabolismo e a vari segnali di anticipazione del diabete come per esempio:

Alterata secrezione insulinica

Insulino resistenza (prediabete)

Iperglicemia

Dislipidemia

Sovrappeso soprattutto come obesità addominale

Ecc…

COME SI EVOLVE IL DIABETE TIPO 2?

Per molto tempo si assiste a una situazione di prediabete (glicemia a digiuno tra 110 e 125) in cui c’è una
incapacità delle cellule dei tessuti di ascoltare il segnale insulinemico (resistenza insulinica), a una fase in cui
si instaurerà una inadeguatezza nella produzione insulinica ed infine si manifesterà il diabete (glicemia a
digiuno sopra a 125). Prima che si instauri il diabete quindi, c’è una finestra temporale di prediabete in cui è
possibile ritornare indietro cioè alla tolleranza glucidica. Risulta comprensibile che quando nelle analisi
compare l’asterisco affianco della glicemia > 110 mg/dl è ovvio che siamo in allarme arancione, questo lo
sappiamo leggere tutti. Ma se anziché essere 110 fosse 98 per me non cambierebbe nulla anzi, considero
zona arancione la soglia di 95 mg/dl perché è importante ragionare in termini di prevenzione. Sempre in
un’ottica di prevenzione il pre diabete di solito si accompagna a colesterolo alto, a trigliceridi alti
e all’acido urico alto che quindi andranno valutati. Da non trascurare neanche la circonferenza addominale
che se superiore a 94 cm nell’uomo e 80 cm nella donna si è soggetti ad un aumentato rischio di patologie
metaboliche tra cui il diabete.

COME TRATTO IL PREDIABETE?

E’ possibile tonare indietro dal prediabete e ristabilire la tolleranza glucidica attraverso la dieta mediterranea oppure attraverso la dieta chetogenica ipocalorica e iperlipidica e bassissimo apporto di carboidrati (vedi info sulla dieta chetogenica cliccando in questo link dieta-chetogenica-miti-da-sfatare). Questi sono i metodi che personalmente utilizzo maggiormente. La dieta mediterranea va adattata nel contenuto di carboidrati, nella scelta e nel timing di assunzione degli alimenti durante i pasti come anche la dieta chetogenica. Quest’ultima si è rivelata molto utile anche nel diabete di nuova diagnosi. E’ possibile associare il digiuno intermittente. Esistono vari tipi di digiuno intermittenti che vanno scelti in base a vari fattori come l’entità della perdita di peso che si deve avere, lo stile di vita della persona (orari di lavoro, sport…), valori nelle analisi…

QUALE DIETA E’ PIU’ ADATTA NEL PREDIABETE?

Entrambe le diete si sono dimostrate efficace sia nel pre diabete nel ristabilire i valori di glicemia a digiuno e di emoglobina glicata.
Il tipo di dieta comunque va deciso in base al paziente, al suo stile di vita e in base alle analisi perché per
esempio, non sempre è possibile applicare una dieta chetogenica. Qualunque approccio si vada ad applicare
deve avere un basso apporto di carboidrati. Inoltre in base alla situazione del paziente verrà valutata la scelta
degli alimenti e le integrazioni opportune da fare.

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LA SARCOPENIA, QUESTA SCONOSCIUTA

sonia No Comments

Sarcopenia, parola che dal greco e significa mancanza di muscolo. Nel 1989 fu usata questa parola per definire una perdita di muscolo legata all’età. Oggi con le conoscenze acquisite la sarcopenia indica le alterazioni della massa muscolare, della forza e della qualità del muscolo che portano a ripercussioni anche molto gravi come affaticamento muscolare, predisposizioni alle infezioni, cadute e mortalità. Più società scientifiche internazionali nel 2010 sono arrivate a concordare la definizione e diagnosi della sarcopenia. Il consensus dice che si diagnostica la sarcopenia quando c’è sempre la scarsa massa muscolare con uno dei due criteri

  • scarsa forza muscolare
  • scarsa prestazione fisica

Si parla di presarcopenia quando abbiamo scarsa massa muscolare più scarsa forza muscolare

e quando abbiamo scarsa massa muscolare più scarsa prestazione fisica

si parla di sarcopenia grave quando abbiamo scarsa massa muscolare più scarsa forza muscolare più scarsa prestazione fisica.

La sarcopenia primaria è quella legata all’età. Esiste la sarcopenia secondaria che è legata tra l’altro a

  • stile di vita
  • patologie
  • nutrizione (dieta inadeguata, scarso apporto di energia e/o proteine, malassorbimento ad esempio in casi di patologie intestinali, uso di farmaci)

La scarsa presenza di massa muscolare si identifica tra le varie tecniche con:

  • antropometriche come il Bmi indice di massa corporea, circonferenza del braccio, calo di peso involontario ecc..

Per la diagnosi di sarcopenia si può utilizzare un algoritmo:

Algoritmo suggerito da EWGSOP per la ricerca di casi di sarcopenia negli anziani.

Da questo algoritmo si evince che se la persona ha una velocità inferiore a 8 metri al secondo c’è un sospetto di sarcopenia quindi si va a misurare la forza muscolare per esempio dalla mano con uno strumento che si chiama handgrip. Se questa è normale si esclude la sarcopenia. Per contro se la forza muscolare è bassa si procede alla misurazione della massa muscolare attraverso bioimpedenziometria che è lo strumento che uso io. Se la massa muscolare è normale la sarcopenia viene esclusa, se è bassa si fa diagnosi.

Molto spesso la sarcopenia è associata alla malnutrizione per cui sarà importante poi utilizzare alle tecniche antropometriche e strumentali anche

  • strumenti di screening della malnutrizione (consistono in sostanza in domande con un punteggio finale)
  • biomarcatori come albumina plasmatica, linfociti, prealbumina, transferrina

LA SARCOPENIA E’ ASSOCIATA A MOLTE CONDIZIONI

  • è direttamente associata ad osteoporosi
  • è correlata ad aumentato rischio cardiovascolare ed è’ considerata un fattore di rischio indipendente anche in assenza di altri fattori di rischio cardiovascolare.
  • è collegata all’aumentato rischi di demenza. Infatti la sarcopenia che causa inabilità fisica riduce la possibilità di movimento. L’esercizio fisico porta alla produzione di fattori di crescita neurotrofici cioè viene stimolata la neurogenesi a livello dell’ippocampo. Questo crea nuovi circuiti menmonici con aumento delle capacità cognitive, contrastando di fatto la demenza.
  • può essere collegata anche ad obesità, la cosiddetta obesità sarcopenica
  • spesso associata alla menopausa per perdita della funzionalità ovarica in quanto la presenza di estrogeni ha un effetto positivo sulla massa muscolare. Per questo motivo va valutata con il proprio medico eventuale terapia ormonale sostitutiva.
  • spesso associata a inadeguata nutrizione. Va valutata l’adeguatezza dell’assunzione energetica e proteica. Va valutato il livello di vitamina D in quanto questa vitamina è associata a numerosi effetti sull’osso ma anche alla salute del muscolo. Inoltre la vitamina D esercita un’azione neuro protettiva.

Se credi di avere una nutrizione inadeguata, e/o hai delle patologie concomitanti e/o a maggior ragione hai più di 60 anni chiamami e ti aiuterò a capire se sei a rischio sarcopenia e/o malnutrizione e nel tal caso ti darò delle indicazioni in merito per migliorare il tuo stato e scongiurare le condizioni associate alla sarcopenia.

Grazie per aver letto questo articolo

Dott.ssa Sonia Trebaldi

La cannella: interessanti sviluppi futuri

sonia No Comments

Ho trovato questo studio e ve lo posto

E’ quanto emerge da uno studio dello University of Michigan Life Sciences Institute, pubblicato sulla rivista Metabolism:  la Cannella, spezia usata per i dolci potrebbe diventare un’arma contro grassi e zuccheri agendo direttamente sulle cellule facendo bruciare energia. Questo è dovuto all’aldeide cinnamica, olio essenziale che conferisce alla cannella il suo sapore, migliora infatti la salute metabolica, agendo direttamente sulle cellule di grasso, o adipociti, inducendoli a iniziare a ‘bruciare’ energia tramite un processo chiamato termogenesi.
Gli studiosi sono partiti dal fatto che l’aldeide cinnamica sembra proteggere i topi dall’obesità e dall’iperglicemia, ma fino adesso i meccanismi alla base di questo effetto non erano ben compresi. Il team di ricerca ha testato degli adipociti umani da volontari che rappresentano varie età, etnie e indici di massa corporea.
Quando le cellule sono state trattate con l’aldeide cinnamica, i ricercatori hanno notato una maggiore espressione di diversi geni ed enzimi che migliorano il metabolismo dei lipidi. Hanno anche osservato un aumento di Ucp1 e Fgf21, importanti proteine regolatorie metaboliche coinvolte nella termogenesi. “La cannella ha fatto parte delle nostre diete per migliaia di anni, e generalmente piace come spezia- spiega Jun Wu, autrice principale dello studio- quindi, se può aiutare a proteggere dall’obesità, può offrire un approccio alla salute metabolica a cui è più facile per i pazienti aderire”. Però, prima di aggiungere tonnellate di cannella ai dolci nella speranza di far ripartire il vostro metabolismo, i ricercatori avvertono che sono necessari ulteriori studi per determinare il dosaggio e le modalità per sfruttare i benefici metabolici senza effetti collaterali.

Per concludere io direi, attendendo ulteriori studi per sfruttarla al meglio, non facciamoci mancare nelle nostre preparazioni questa deliziosa spezia!!!

al prossimo articolo

La cannella: attendiamo ulteriori studi di questa promettente spezia

sonia No Comments

Ho trovato questo studio e ve lo posto

E’ quanto emerge da uno studio dello University of Michigan Life Sciences Institute, pubblicato sulla rivista Metabolism:  la Cannella, spezia usata per i dolci potrebbe diventare un’arma contro grassi e zuccheri agendo direttamente sulle cellule facendo bruciare energia. Questo è dovuto all’aldeide cinnamica, olio essenziale che conferisce alla cannella il suo sapore, migliora infatti la salute metabolica, agendo direttamente sulle cellule di grasso, o adipociti, inducendoli a iniziare a ‘bruciare’ energia tramite un processo chiamato termogenesi.
Gli studiosi sono partiti dal fatto che l’aldeide cinnamica sembra proteggere i topi dall’obesità e dall’iperglicemia, ma fino adesso i meccanismi alla base di questo effetto non erano ben compresi. Il team di ricerca ha testato degli adipociti umani da volontari che rappresentano varie età, etnie e indici di massa corporea.
Quando le cellule sono state trattate con l’aldeide cinnamica, i ricercatori hanno notato una maggiore espressione di diversi geni ed enzimi che migliorano il metabolismo dei lipidi. Hanno anche osservato un aumento di Ucp1 e Fgf21, importanti proteine regolatorie metaboliche coinvolte nella termogenesi. “La cannella ha fatto parte delle nostre diete per migliaia di anni, e generalmente piace come spezia- spiega Jun Wu, autrice principale dello studio- quindi, se può aiutare a proteggere dall’obesità, può offrire un approccio alla salute metabolica a cui è più facile per i pazienti aderire”. Però, prima di aggiungere tonnellate di cannella ai dolci nella speranza di far ripartire il vostro metabolismo, i ricercatori avvertono che sono necessari ulteriori studi per determinare il dosaggio e le modalità per sfruttare i benefici metabolici senza effetti collaterali.

Per concludere io direi, attendendo ulteriori studi per sfruttarla al meglio, non facciamoci mancare nelle nostre preparazioni questa deliziosa spezia!!!

Al prossimo articolo

SALI MINERALI E VITAMINE

sonia No Comments

Foto gratis: integratori dietetici, farmaci, medico, cure mediche ...

L’importanza della loro forma per una massima bio disponibiltà

La forma in cui i sali minerali e vitamine sono presenti è importante perché determina se vengono assorbiti ed utilizzati dalle nostre cellule (elevata bio disponibilità) oppure no.

I minerali possono essere in forma organica oppure inorganica. La forma inorganica come solfati, carbonati e ossidi hanno una bio disponibilità molto bassa. Inoltre essi sono insolubili e non solubilizzandosi nello stomaco si dissociano in un sale e un minerale che fondamentalmente è uno ione con carica che irritano le pareti dello stomaco e dell’intestino. Possono anche formare dei composti comunque non assorbibili. Alla fine quindi anche se nella formulazione dell’integratore è presente una grossa quantità di minerale se esso è nella forma inorganica, non ce ne facciamo nulla e rischiamo una irritazione gastrica e intestinale

I minerali in forma organica come i citrati, fumarati, glicerofosfati o chelati, non si dissociano nello stomaco ed essendo in forma organica, quindi riconoscibili dalle membrane cellulari vengono assorbiti in modo massimale. Tutto ciò in linea con il concetto della BIODISPONIBILITA’: massimo grado di assorbimento di una sostanza ad un certo dosaggio con effetti collaterali trascurabili.

E’ importante inoltre soprattutto per quanto riguarda le vitamine che la forma sia bioattiva e cioè che non ci sia necessità di conversione da parte dell’organismo. Un esempio è l’acido folico di cui ho parlato in questo articolo https://www.nutrizionistatrebaldi.it/wp-admin/post.php?post=973&action=edit

Quindi quando comprate un integratore se l’unico scopo è quello di reintegrare i minerali persi con il sudore dovete assicurarvi che la forma in cui sono presenti sia quella organica. Inoltre è importante soprattutto per le vitamine che siano in forma attiva in modo che sia immediatamente disponibile.

Al prossimo articolo

Dr.ssa Sonia Trebaldi

ESAME BIOIMPEDENZIOMETRICO: VALUTARE IL PROPRIO STATO NUTRIZIONALE E DI IDRATAZIONE IN UN ISTANTE

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Ad ognuno il proprio intervento nutrizionale personalizzato

Risultati immagini per bioimpedenziometria

L’esame bioimpedenziometrico valuta la qualità e quantità di grasso, muscolo e liquidi,  Si tratta di un esame non invasivo totalmente sicuro che ha un alto grado di affidabilità e di accuratezza.

Prenotando un esame bioimpedenziometrico sarà possibile valutare il tuo stato di nutrizione e di idratazione. Vedere se rientri nella buona forma fisica, nella magrezza  “di costituzione” o nella magrezza patologica (in presenza di malattie), nel sovrappeso o in obesità.  In questo modo sarà possibile creare un piano nutrizionale e di integrazione specifici in base alla tua composizione corporea per dei risultati più efficaci.
La bilancia non è un indicatore del nostro stato di salute o della quantità di grasso o muscolo contenuti nel nostro corpo: un aumento o una diminuzione di peso possono essere vantaggiose o svantaggiose a seconda di quale sia il compartimento corporeo oggetto della variazione. Se dopo un piano nutrizionale giusto per te ed un aumento dell’attività fisica sulla bilancia noti un aumento di qualche chilo, molto probabilmente non corrisponde ad un aumento di massa grassa ma ad un aumento di massa magra ossia è aumentato il muscolo. Ciò che dico sempre alle mie nuove pazienti a parità di peso tra la massa magra e la massa grassa ad occupare piu spazio è quest’ultima. Per lo stesso motivo un piano nutrizionale e una attività fisica adeguati,  potrebbero al primo controllo segnalare un aumento della massa muscolare che sulla bilancia viene conteggiato. Le mie pazienti sanno che se si perdono 3 chili di massa grassa e si acquista 1 chilo di massa magra sulla bilancia vedrò la perdita di 2 kg. E’ solo con ilo test bioimpedenziometrico che posso valutare quali distretti cambiano.

Ma quanto è importante valutare i liquidi corporei con l’esame bioimpedenziometrico?

Nei soggetti sani i fluidi corporei mantengono le loro proporzioni ideali: 60% intracellulare e 40% extra cellulare. Queste proporzioni cambiano nei soggetti con patologie o nei malnutriti. Studiando i cambiamenti dei rapporti dei fluidi corporei è possibile comprendere la natura del problema e valutare la migliore terapia nutrizionale e nutraceutica da intraprendere.

La variazione del bilancio dei fluidi extracellulari è spesso associata a cattive condizioni fisiche e può rappresentare un indicatore di problemi di salute.

Facciamo un esempo:

  • un improvviso aumento dei liquidi extracellulari rilevato con l’esame bioimpedenziometrico potrebbe essere associata ad una ridotta funzionalità renale. Nella mia pratica clinica spesso in persone in sovrappeso o obese rilevo un eccesso di liquidi. Situazione associata a ipertensione arteriosa. In questo caso rimando il paziente al medico di famiglia che deciderà eventualmente se prescrivere una terapia per l’ipertensione. Utilizzo la metodica bioimpedenziometrica per seguire il paziente iperteso in terapia medica. Infatti se il paziente segue la terapia in modo appropriato i liquidi dovranno diminuire e con l’esame bioimpedenziometrico riusciamo a valutarlo.  In questo caso il medico di famiglia potrà decidere di ridurre la posologia del farmaco e quindi ri- adattarla alla nuova situazione​.

A chi è consigliato di fare l’esame  bioimpedenziometrico?
A tutti a cadenza regolare perché anche se il tuo peso rientra in quello idealmente stimato questo non significa avere una condizione fisica ottimale. Infatti come già accennato posso essere magra ma avere una percentuale superiore alla norma di massa grassa o al contrario essere malnutrita. Oppure posso pensare di essere in sovrappeso ma avere una percentuale di massa magra elevata.

Utilizzo questo esame per confermare i risultati della perdita di massa grassa anche in pazienti che seguono la dieta chetogenica https://www.nutrizionistatrebaldi.it/dieta-chetogenica-miti-da-sfatare/dimostrando che la perdita di peso peso è data dalla massa grassa e c’è il mantenimento della massa magra quindi del muscolo. Questo dà una maggiore motivazione ad andare avanti  ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/29986720

Utilizzo inoltre l’esame bioimpedenziometrico nella:

  • perdita di peso e nei regimi nutrizionali speciali
  •  in gravidanza nella valutazione controllo dello stato di nutrizione e idratazione
  •  nell’anziano per la prevenzione e valutazione del declino muscolare e delle alterazioni idroelettrolitiche
  • Questa funzione può essere molto utile in particolare in alcune situazioni patologiche per valutare le variazioni dei fluidi corporei nei rispettivi segmenti, per citarne una, il compartimento del tronco in presenza  di patologie polmonari (edema, pleuriti) o nella valutazione del comparto cardiovascolare.

Quindi, L’ESAME BIOIMPEDENZIOMETRICO è davvero per tutti, un esame non invasivo, semplice e veloce che ci aiuta a migliorare la nostra salute e ci aiuta a capire che tipo di intervento nutrizionale e di integrazione applicare.

MA TU DA CHE PARTE SEI? Se uno sportivo e vuoi controllare i risultati del tuo allenamento? Hai un sottopeso che può considerarsi una magrezza fisiologica oppure no? Hai un sovrappeso ma con una buona presenza di massa magra o una scarsa presenza di muscolo e un eccesso di liquidi? Stai seguendo una dieta e vuoi valutarne i reali risultati? Convivi con una patologia e vuoi fare attenzione mantenere il muscolo per non peggiorare lo stato nutrizionale?

Vi riporto il report di una mia paziente in vui attraverso la bioimpedenziometria abbiamo valutato il suo andamento:

Come si può vedere dal grafico la paziente è partita da un peso di 116 kg ed arrivata a 85 Kg mantenendo quasi completamente la massa muscolare e avendo avuto una grossa perdita di adipe. La BCM cioè quella parte del muscolo che dà il metabolismo basale si è mantenuto e questo è importante perché perdere principalmente muscolo vuol dire ABBASSARE IL METABOLISMO BASALE E DETERIORARE LO STATO NUTRIZIONALE!! Dobbiamo ricordare che anche i cuore è un muscolo!

Ti aspetto

Dott.ssa Sonia Trebaldi